giovedì 4 giugno 2015

La Verità spiegata come un'infografica

La vita com’è e come dovrebbe essere, e tutto quello che è successo in mezzo e perché, il senso della vita raccontato per infografiche dal big‑bang ai meme su Facebook fino all’aldilà spiegato con la teoria delle opzioni reali.
Un esperimento di unione di parole e grafiche per creare pagine che sono quadri, installazioni artistiche, mappe della metropolitana, rivisitazioni del futurismo con racconti che diventano scontrini fiscali; un libro d’arte e d’avanguardia che anticipa il futuro della letteratura: tutto questo è la verità.

Edoardo Dezani ha 41 anni, vive tra una città e un’altra come tutti gli scrittori nelle loro biografie. Durante la sua esperienza di consulente aziendale ha acquisito la conoscenza di modelli analitici quali la Matrice del Boston Consulting Group, l’Hype Cycle di Gartner e la teoria delle opzioni reali di Black-Scholes, con cui ha modellato l’universo in La Verità. 
Alessandro Longo ha 38 anni ed è un grafico veneto che commenta la realtà tramite i fotomontaggi e le infografiche, perché nel mondo realmente photoshoppato il vero è un momento di pixel. Qundo le immagini non bastano, passa dalla grafica alla dattilografia per digitalizzare l’impensato. In verità, darebbe la sua vita per i diritti civili in generale.


42!* - la filosofia pop di Davide Cavagnero

42, nella Guida Galattica per autostoppisti di Douglas Adams, è la risposta che viene data alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto.
42!* prova a rispondere a questa domanda con la filosofia, e la risposta è un libro di domande. E di filosofia, di cinema, di scienze, di fumetti, di didattica, di sfide, perché coltivare dubbi, sollevare interrogativi, cercare risposte e, soprattutto, esigerle razionali è la traccia più profonda del nostro passaggio su questa terra.
A che cosa serve la filosofia, oggi? A chi deve servire e chi deve servire? Mi aiuta nella vita? Mi aiuta a fare colpo sulle ragazze? La filosofia è una roba per sfigati? A che cosa serve un libro di filosofia? Perché studiarla a scuola? Che cosa fanno i filosofi ogni giorno? Come possono fare soldi? Abbiamo bisogno di risposte o abbiamo bisogno anche di domande?
Scoprite in 42!* perché Luke Skywalker cerca la stessa Forza di Spinoza, il ragionier Fantozzi dà implicitamente ragione a Hume, Paperinik critica Aristotele senza saperlo, Kant è un fanatico delle corse dei cavalli, Kierkegaard aspetta una pizza che (forse) non arriverà mai, a farsi selfie con Zizek si rischia una deriva autoritaria e Platone saprebbe guidare molto bene una Ferrari.
Davide Cavagnero insegna filosofia, vive ad Asti. Ha pubblicato Noi Due (Meridiano Zero), Kadam! (Scritturapura editore) e, con Marianna Natale, Rooms (Scritturapura). Questo è il primo libro con Visiogeist.

martedì 22 aprile 2014

visiogeist

dezgeist si è trasferito su www.visiogeist.com vi aspettiamo:)

giovedì 20 febbraio 2014

CONSULTAZIONI GRILLO VS RENZI

venerdì 31 gennaio 2014

Xosar Boiler Room LIVE Show at Dekmantel Festival


giovedì 30 gennaio 2014

le persone non ascoltano

Le persone non ascoltano, aspettano semplicemente il loro turno per parlare.
Chuck Palahniuk

lunedì 27 gennaio 2014

rossella carlo

Rossella Carlo: giornalista a gettoni

martedì 21 gennaio 2014

quante lesbiche ci vogliono...

Quante lesbiche servono per cambiare una lampadina? Tre: una per cambiarla, due per farci un documentario.

giovedì 16 gennaio 2014

serial festival

in fondo tutti i serial killer sono dei grandi venditori

giovedì 9 gennaio 2014

fucilazione x i quarantenni

Coloro che arrivano a 40 anni, se non sono morti, devono essere fucilati
Ugo Ojetti

mercoledì 8 gennaio 2014

la nascita della morte

Nella seconda metà dell'esistenza rimane vivo soltanto chi, con la vita, vuole morire. Perchè ciò che accade nell'ora segreta del mezzogiorno della vita è l'inversione della parabola, è la nascita della morte.
 C.G.Jung

domenica 29 dicembre 2013

‎Spero ci sia un inferno per i buoni.
Eugene O'Neill

martedì 17 dicembre 2013

cretini, ricchi & poveri

la differenza tra un cretino povero e un cretino ricco è che il primo è un cretino e il secondo è un ricco

giovedì 12 dicembre 2013

la bellezza é compresione immediata, totale, fragile, illusoria

in un racconto di calvino edmond dantès, il protagonista del conte di montecristo, si trova chiuso nella prigione e ragiona di come uscirne. c'è un altro prigioniero, l'abate faria, ed edmond lo osserva costantemente mentre scava i suoi cuniculi nella fortezza e finisce sempre in un'altra cella. dantès sostiene che mentre faria procede per tentativi ed errori, lui utilizza gli errori di faria per costruire una teoria della fortezza, uno schema astratto che cerca di rendere sempre più perfetto. la tesi di dantès è che immaginare una fortezza perfetta, dalla quale non sia possibile uscire, lo aiuterà ad uscire dalla fortezza reale, perchè dove la reale non coincide con la perfetta, allora lì si annida l'errore della fortezza, che permetterà di vincerla. e se poi la fortezza reale coincidesse con quella ideale, almeno il prigioniero si metterebbe l'anima in pace, perchè sapendo che è perfetta non spererà più di uscire, e questo praticamente equivale ad essere libero. è chiaro il parallelo con i metodi logici (talmente chiaro che il racconto ne soffre, come sempre avviene in calvino, che per mania di essere comprensibile risulta sciapo) ed in particolare con la ricerca di un teorema che dimostra l'impossibilità o l'inesistenza di qualcosa. molte persone volgari non capiscono che lo scienziato (e anche il vero umanista) preferisce scoprire che non può sapere una cosa, piuttosto che restare col dubbio di come saperla. naturalmente con questi metodi si rischia di fare della metafisica, che poi è quello che fa anche calvino. perchè se davvero vogliamo parlare dell'inconoscibile e dell'abisso, bisogna rinunciare alla pretesa di dimostrare alcunchè: e la maniera più facile è l'insensatezza, che è anche la meno interessante, mentre quella più signorile qual è? a mio avviso il vero signore non deve compiacersi né della logica (che è solo un giocattolo) né dell'abisso (che è solo stanchezza) e lasciarsi attraversare dall'intuizione: la comprensione immediata e perfetta di un nesso prima invisibile, raggiunta senza far macchinare il cervello o le mani, senza calcoli nè tentativi: l'intuizione luminosa e apparente che è assieme giuoia e bellezza, è un piacere sconosciutissimo sia ai tecnici che ai teorici, probabilmente è un errore. in questo consiste il fatto estetico: la bellezza é compresione immediata, totale, fragile, illusoria.

martedì 3 dicembre 2013

complesso di edipo

i guadagni dei padri ricadono sui figli

lunedì 2 dicembre 2013

milano fa schifo

Milano è fantastica. L'incanto e il disincanto sono due aspetti della stessa triste realtà. Il provincialismo si manifesta in egual misura in uno qualsiasi dei due stereotipi del cagone medio: adoro la mia città/odio la mia città. Il garantismo non è contemplato in genere: quanto è più accentuato l'aut-aut, tanto una posizione è la derivata dell'altra. In questo senso, Milano offre spunti di estrema delicatezza e poesia. Se il quartiere ce l'hai dentro fin dalla nascita, anche «girando il mondo» si ricercherà sempre e solo il quartiere. L'accattone dell'esistenza, che non trova stimoli dentro di sé, si accanisce contro l'aridità di Milano, senza rendersi conto che è lui, in primis, a essere poco interessante in assoluto. Parimenti, il provinciale ultra-stimolato trova fantasmagorica qualsiasi cazzata sofisticata in apparenza, per darsi un senso e approcciarsi a cose che, nel paese natale, non aveva mai viste. Passare le serate senza argomenti a dire «Milano fa schifo», conservando una perenne aria da habitué, è l'estremo palliativo del fallito imborghesito nell'animo, che ritiene «semplici» le persone affascinate. Senza capire che è la stessa miserabile semplicità, la sua. Credere nella propria sofisticazione, sentirsi in qualche modo versati ad «altro». Questo «altro», nella migliore delle ipotesi, consiste nell'andare a Londra a lavorare in uno studio di grafica o in banca, a Berlino a scassarsi in discoteca, a Barcellona a vivere la movida, a Lisbona a saggiare la saudade. «Vado a stare a Milano», «me ne vado da Milano» suonano allo stesso modo. Una litania esausta, pallida. La classica occasione persa per tacere. Un'autocelebrazione fatta di stupore e complessi. Chi davvero se ne va, lo fa in silenzio. Come il provinciale vede Milano come un centro di cultura, un'occasione per lavorare, un luogo dinamico e creativo, il milanese vede le altre metropoli europee allo stesso identico modo. Lo slancio, la propulsione, è la stessa. Il tizio insoddisfatto che alla domenica va a vedere la partita al bar sport davanti a un bianchino insieme agli amici di sempre, e dentro di sé sbuffa «pezzenti, provinciali... ah ma quando me ne sarò andato a Milano...» è lo stesso milanese che fa le cose per inerzia, trova inutili gli altri e dentro di sé aspira: «pezzenti, provinciali... ah ma quando me ne sarò andato a Londra...». La realtà è come la descrive lo spot del centro moda jolly più: «l'abbigliamento della distinzione». Ogni minima peristalsi sociale è un'affermazione della propria unicità, attraverso l'omologazione. Del resto, è solo dalla normalità che ci si può elevare. Lo straordinario è una branca dell'ordinario, e questo stato di cose è eterno. Il profugo spirituale che scappa o raggiunge Milano si sente in qualche modo straordinario per questa sua supposta conquista d'unicità, d'elevazione dai propri consimili-conterranei. In verità, purtroppo, la stradina ciottolata con il baretto e la bici parcheggiata al palo e la mamma che sbatte le lenzuola dalla finestra, è una trascendenza che riguarda e riguarderà sempre solo la propria autosoggettività, povera in quanto schiava dell'infanzia prolungata «ad perpetuum». Riccardo Mauri, mail@ildeboscio.com

venerdì 29 novembre 2013

Bisogna cogliere il maniacale nella fase in cui va in stress, diventa abulico o finisce in depressione. È a questo punto che bisogna suggerirgli e anzi imporgli la psicoterapia. Se egli invece non ha un crollo psicologico, ma piuttosto eleva la sua sfida col mondo mirando in tal modo a farsi dei nemici e a farsi fare del male, occorre insistere ossessivamente nel segnalargli che egli non solo sta vivendo una fuga esaltata e maniacale da se stesso, priva di equilibrio e di gratificazione, ma sta anche cercandosi una punizione risolutiva, che può talvolta coincidere con la morte.

giovedì 28 novembre 2013

l'esame da alimentarista

recarsi alla sede dell'inps per sbrigare questa noiosa e periodica formalità burocratica, trovare trenta persone a diversi gradi di sbattimento, dentro un'aula in cui si suda. la fila per iscriversi. chi cerca di superare la fila. l'umanità presente è composta da persone di ogni età, censo variegato con prevalenza di sfigati evidenti. molti immigrati. è chiaro da subito che parecchi sono alla ricerca disperata di un lavoro, o simulano la ricerca disperata di un lavoro facendo pigramente la trafila di ciò che va fatto, anche se sono dei tossici debosciati che in realtà se ne fottono. trenta persone. uno alla volta firmiamo e ci sediamo. di vista conosco un paio di persone, come me sono baristi, gente che già lavora e che è lì solo per il rinnovo: per noi sarà solo una piccola rottura di palle. ci viene spiegato che risponderemo a un test a crocette, ci viene spiegato che la risposta giusta è sempre e solo una, come rispondere al test, e ci vengono dati alcuni aiutini, umilianti, ad esempio ci viene spiegato cosa sia la data di scadenza di un prodotto.
il test è composto di una decina di domande, ne cito una solo per spiegare il livello di difficoltà:
dovendo scongelare un prodotto, il luogo giusto in cui farlo è:
a - il terrazzo
b - un lavello pieno di acqua calda
c - il frigorifero
durante il test, un signore dagli occhi piccoli e dall'accento genericamente meridionale, seduto a due posti da me, che ha cercato di copiare ripetutamente senza capire che le domande erano in ordine differente da un foglio all'altro, e perciò io non sapevo che rispondere alla sua richiesta 'dimmi la 3', ha alzato la manina dicendo: 'e se uno non ce l'ha il terrazzo?'. io l'ho guardato immaginando il puzzo del merluzzo del discount che perdeva liquami nell'acqua calda del suo lavello, inorridita. sudore, testa tra le mani, tentativo di sbirciare l'opuscolo in cui erano contenute le preziose risposte. l'hanno segato. con lui più della metà dei presenti. via tutti gli immigrati incapaci di leggere in italiano, via le vecchie operaie e aiuto cuoche e sfogline, che non sanno gestire un test a crocette, via anche gente apparentemente normale, ma evidentemente analfabeta o con dei gravi deficit cognitivi. gli unici senza errori, i già lavoranti baristi: siamo 5 su 30. seguono i ragazzini, quelli che hanno davvero seguito il corso e studiano cercando davvero lavoro: un po' meno di una decina, fanno solo qualche errore, e passano. più della metà dei presenti in quella stanza non passa un test che definirei per mentecatti, pur avendo seguito un corso e studiato. avendo completato in pochi minuti il mio test, sono stata costretta ad assistere allo stillicidio del tentativo di consegna del compito da parte dei disperati che chiaramente avrebbero fallito: gente che cerca di copiare, gente che si dimena. in questa interminabile mezz'ora sono stata completamente disgustata da ciò che ho visto: ho pensato che in realtà stavo assistendo a un espediente per escludere degli stranieri e far fuori dei vecchi, per liberare dei posti di lavoro poco qualificati; poi, ho pensato a quanto non ci rendiamo conto degli abissi di ignoranza che può toccare un italiano adulto, e votante, e che, eppure, ha studiato da qualche parte; poi, ho pensato che era come quando ti fanno la lezione sulla 626: dato che ora conosci i rischi, se succede un casino è colpa tua, poco importa che nel posto in cui lavori su certe cose non ci sia scelta: il tuo titolare compra a basso prezzo merce in scadenza e tu la somministri, ergo se qualcuno sta male la colpa penalmente sarà tua che materialmente hai compiuto l'azione, perchè questo sistema democratico ti ha informato sulle conseguenze di ciò che fai. un'umanità schifosa, divisa in due: chi si prenderà la colpa per le cazzate fatte dai proprietari dei luoghi in cui lavora, e chi non è nemmeno in grado di prendersi una colpa. era tutto così ingiusto, ingiusto, brutto e ingiusto.
così brutto da essere ingiusto. l'aula schifosa, i burocrati, i poveracci in sbattimento per il lavoro, e nessuna poesia.
tranne forse nelle domande:
il lugo in cui è corretto conservare una confezione di uova dopo l'acquisto è:
a - in frigorifero
b - in uno scaffale al caldo
c - sotto la cenere

mercoledì 27 novembre 2013

gli sportivi

va fatta una distinzione tra chi gioca a calcio e chi segue il calcio, che è + o - la distinzione tra chi scopa e chi si fa le seghe

martedì 26 novembre 2013

diventare immortali e poi morire

diventare immortali e poi morire