domenica 31 luglio 2011

una donna a Roma

sabato 30 luglio 2011

Homo Torino

Homo
C. TURATI 9/d
TORINO (TO)
T 011 5818282 - 331 7560762

Il mattone a vista nel ristorante sushi alla fine piace.
Buono il sushi, bravi i camerieri, clientela travet ma felice, si ride tanto con la carta dei vini, con Piegata al posto di Pigato e Vermantino per il Vermentino, a prezzi folli peraltro.
Voto: 6,5

venerdì 29 luglio 2011

Girls Summer Fail Compilation



quella che eventualmente viene chiamata misoginia è una reazione alla difficoltà femminile ad essere postmoderne

giovedì 28 luglio 2011

mercoledì 27 luglio 2011

X non dimenticare: Maurizio Blondet su Lloret de Mar

Ragazze, Imparate i codici

Tra la marea di commenti al mio articolo sul Rasta e la Cassazione (lettura deprimente, con tanti «esperti» di Ganja) , mi ha colpito uno. A proposito della ragazza ammazzata in Catalogna, Silvia scrive: «No, no, una ragazza con tatuaggio, diamantino nel dente, orecchino, è una ragazza molto solare, che lavora per pagarsi le vacanze all’estero, per fuggire dalla noia mortale della provincialità. Il Gordo però adesso ha sulla coscienza la morte di una ragazza che è andata a spegnere la sua solarità molto lontano...».

Perchè mi ha colpito? Perchè il pericolo per tante ragazze è proprio in questo: nel non essere consapevoli del «messaggio» che emanano con il codice del vestiario o degli ornamenti. Una si fa delicati tatuaggi in certe parti, si fa mettere un brillantino sul dente ed è convinta di dire al mondo: «Guardatemi: sono una ragazza solare, che emana solarità». Ignara che per altri, per lo più maschi, nati in mondi lontani, il messaggio risulta: «Ecco un’altra di quelle che sono venute qui a farsi scopare». E non è un equivoco, da parte del Gordo.

Anzitutto uno come lui, avventizio lavapiatti che bazzica a Lloret del Mar a caccia di donne, ha esperienza diretta di centinaia di ragazze, di impiegate provinciali, italiane o no, che sono venute lì proprio a scopare: ed hanno lo stesso diamantino, la stessa catenina alla caviglia, gli stessi tatuaggini sulla nuca o sul pube della ragazza «solare».

Io stesso ho conosciuto decine di impiegate milanesi che sciamano due settimane nei «villaggi-vacanza», o posti come Lloret (tutti uguali), con lo scopo preciso di fare sesso. Non le giudico: la vita delle impiegate a Milano è squallida, l’incontro sessuale resta difficile o almeno impegnativo. Ma almeno, se non vogliono finire veramente male, quando «vanno all’estero» per la «vacanza» che si sono pagate lavorando, dovrebbero rapidamente imparare alcune cose.

Anzitutto: «l’estero» è il vasto mondo, affollato di esseri che hanno radici, lingue, culture e società diverse, ed hanno un passato di cui le ragazze di provincia non sanno nulla. I voli charter hanno messo in grado di andare «all’estero» in poche ore troppi sprovveduti, che estendono questa facilità anche al vasto mondo. Il vasto mondo resta difficile.

I mari tropicali celano pesci bellissimi con pungiglioni letali, le foreste piante carnivore, velenosi ragni, sui quali il viaggiatore avvertito si informa in anticipo; Uruguay e Venezuela non sono come la provincia di Padova; sono società guaste, devastate, dove la disperazione e la violenza sono endemici, dove la durezza vitale forma esseri umani addestrati ad abbrancare ciò che viene - alcool o altro - come viene, perchè domani non si sa.

Almeno di questo, una ragazza di provincia deve essere avvertita. Altrimenti è meglio che, in vacanza, vada a Lignano Sabbiadoro. Lì potrà esercitare la sua «solarità» esibendo tatuaggini, con rischio diminuito. Perchè i codici del vestiario e del corpo sono linguaggi. E come tutti i linguaggi, vengono compresi solo dalla cerchia che frequentiamo.

Magari fra i suoi amici padovani, la povera ragazza era considerata «solare», una allegra bonacciona; magari loro sanno dare il peso che meritano agli inviti sessuali impliciti nei tatuaggini (sono solo uno scherzo, è una brava ragazza che lavora tutto l’anno). Ma non si può pretendere che altri, che vengono da altri passati e società - di cui la ragazza non sa nulla - intendano i segnali allo stesso modo.

Si aggiunga che gli stessi messagi, presunti «solari», assumono un significato tutto diverso quando sono esibiti di notte. Un tatuaggino pubico ha un senso sulla spiaggia, in piena abbronzatura; un altro in discoteca alle due del mattino. Il mondo notturno ha i suoi notturni abitanti, con le loro voglie notturne, parlano le lingue della notte.

Abbiamo visto le foto della ragazza di Padova, scattate dall’amica (altra tenebra) nella discoteca finale: abbiamo visto il Gordo che le stava addosso, con tutti i suoi tatuaggi, biascicandole baci sulla faccia da brava impiegatina. Per il Gordo, una simile vicinanza, simili approcci accettati, avevano un solo sbocco naturale. Per la ragazza padovana no, magari.

Ma allora, che cosa ci voleva a respingerlo? Lì in discoteca, fra tanti amici, uno spintone, una parola secca, era impossibile? Avrà pur sentito l’odore alcoolico del suo fiato, il pulsare sudaticcio del drogato. Non era poi irresistibile, il Gordo. Alla peggio, lo si poteva piantare lì e ci si poteva chiudere in albergo, a pochi passi: pazienza, una serata rovinata, domani è un altro giorno.

Invece la povera padovana, esce con lui. Sta via qualche ora. Poi ritorna in discoteca. Che cosa c’è di «solare» in questo?

A meno che «solare» non significhi, per Silvia, questo: ragazza improvvidamente fiduciosa. Che nella vita vede solo il sole ed esseri «solari» attorno a sè. Per cui tutto il mondo è il suo paese padovano, dove tutti si conoscono e si capiscono.

Per ragazza molto solare, io intendo un altro tipo: una che sta al sole, che vive nel sole, che la sera - dopo tante nuotate, dopo tanto mare - magari è troppo stanca per andare in discoteca a farsi biascicare da uno sconosciuto ubriaco. Forse sbaglio io, dev’essere questione di codici.

A me, a dirla tutta, il termine «ragazza molto solare» suona come una retorica falsa; la stessa retorica, vischiosa pietà che i TG hanno riversato sulla ragazza uccisa lasciata in un cespuglio: poveretta, era lì a «vivere la propria vita», voleva solo divertirsi, e invece... invece, il vasto mondo sconosciuto ha fatto scattare una delle sue mille trappole.

Trappole che il viaggiatore avvertito, s’intende, riconosce, avendo magari appreso qualcosa prima: quella bella lucertola colorata del Kenia schizza veleno, la dolce antilope ha corna affilate e uno spirito aggressivo, i pesci variopinti non sono gli stessi dell’acquario e della fontana italiana.

Con molto dispiacere, bisogna ammetterlo: il provincialismo uccide. Il provincialismo non rende capaci a sopravvivere nel vasto mondo. I suoi codici sono equivoci, portati altrove da un volo charter.

Ne scrivo, e so già di sprecare fiato e inchiostro. Perchè i nostri giovani li ho conosciuti un po’, in scuole, in corsi di formazione, e conosco la loro chiusura ermetica ad imparare il vasto mondo. Conosco anche troppo l’importanza parossistica che danno al loro vestiario come «codice identitario», unita alla totale incoscienza del «messaggio» che il codice manca.

Tante volte ho ripetuto a giovani disoccupati: quando vi presentate a cercare lavoro, non presentatevi con l’orecchino, i capelli lunghi, le treccine rasta. Quelli sono messaggi destinati ad altro ambiente, al «tempo libero», al «vivere la propria vita»; il lavoro richiede messaggi e codici diversi, e il messaggio che date è: questo non ha voglia di lavorare, è trasandato, dunque impreciso, è insubordinato, incapace di disciplina...

Tutto inutile. Ci tenevano, al loro vestiario. Affidavano ad esso la loro «personalità», la loro «originalità». Originalità che coincide con il conformismo vigente nel loro ristretto gruppo. Perchè l’originalità del vestire è l’ultimo, non il primo tocco della originalità di una persona; prima, devono venire opere originali, originali scoperte, un modo originale - cioè profondo e non superficiale - di studiare, lavorare e capire.

Troppo facile cominciare dalla cosa più facile, saltando tutte le tappe intermedie. Ed anche, alla fine, pericoloso: si rischia di vincere il Premio Darwin, che va a quelli che, incapaci, vengono eliminati dalla «selezione naturale» nel vasto mondo. Ma so di dire parole al vento. Lo vedo dai commenti.

Devo tornare ancora sulla ragazza ammazzata a Lloret del Mar. Mi ci costringono certi commenti. Anzitutto, quelli di stampo «femminista», per fortuna rari.

Ma insomma: avrei insinuato che la povera padovanella «se l'è andata a cercare», avrei in qualche modo «assolto» il Gordo, per inconscia solidarietà fra maschi. O avrei incoraggiato a pensarla in questo modo. Un altro ha tirato fuori Santa Maria Goretti: non portava tatuaggini, eppure...

Per favore, per favore. Io ho solo detto: sono le ragazze che devono stare più attente ai codici rispetto ai maschi, semplicemente perchè sono loro che vengono più facilmente violentate, messe incinte senza volere, e ammazzate. Il rischio non è teorico: in pochi mesi abbiamo avuto un bel mazzetto di fanciulle in fiore uccise in un contesto di «divertiamoci col sesso».

Era un suggerimento salva-vita. Preliminare a qualunque altro discorso, anche morale (per poter essere morali bisogna prima essere persone; e prima ancora, vive) vorrei dire due cose a quelli che «se l'è andata a cercare» e a quelli che «in Italia se la tirano».

«Penso che insultare la memoria di questa ragazza non serva a nessuno, la redazione potrebbe almeno cassare il primo commento veramente insulso e volgare, tantomeno serve mettere all'indice percing e tatuaggi visto che non ha funzionato nemmeno con la minigonna le droghe e quant'altro».

Arrivo a dire: la ragazza padovana, a meno che non fosse un'altra Maria Goretti (improbabile, per chi va a Lloret del Mar), doveva lasciarsi violentare. E poi denunciare il violentatore. Sopravvivere un altro giorno, un giorno in più di scelte possibili: scegliere se diventare santa o puttana, ma insomma un altro giorno per scegliere.

Per questo, tirar fuori i luoghi comuni femministi, qui, è veramente scemo. Quasi quanto tirar fuori Maria Goretti (1). Dimostra solo come tante persone credono di pensare, mentre invece ripetono da pappagalli - per di più, con aria di sufficienza - qualcosa che è stato detto attorno a loro, che hanno assorbito dall'aria: l'aria che tira.

Oggi sono miriadi: credono di «vivere la propria vita» e invece sono vissuti da altri, esprimono opinioni di altri, di maggioranze informi, o di entità ancora più losche. Quando infatti si va a vedere chi sono questi «altri», quelli che mettono in circolo certe opinioni e le cavalcano, si resta sgomenti.

Un esempio: in queste settimane, corre su tutti gli schermi una pubblicità di una telefonica che annuncia il «regalo» di 500 SMS a chi si abbona. C'è una ragazza che manda un SMS, e cinquecento ragazzi in giro per il mondo gridano, esultanti: «Sono padre!».

Ebbene: questa pubblicità è precisamente una «educatrice» delle ragazze col tatuaggino di Lloret del Mar. Una battuta di spirito sul «divertimento» di avere 500 rapporti sessuali con 500 ragazzi diversi. Che riduce a spiritosaggine una faccenda sacra, che può finire in tragedia, e perchè?

Non certo perchè vogliono educarvi alla libertà, ragazzi; vogliono solo vendervi qualcosa, rifilarvi un abbonamento, e prendersi i vostri soldi. Se poi finite in forma di cadavere gonfio sotto un cespuglio, a loro non importa. Purchè abbiate versato loro 50 euro di ricarica.

Queste pubblicità vanno vietate, e i loro autori incarcerati per uso irresponsabile della suggestione. So che non è possibile, si parlerebbe di «repressione della libertà d'opinione, di espressione, di pensiero». Altri luoghi comuni, invincibili. Almeno, cerchiamo di salvare la vita di alcune di queste ragazze sceme. Dicendo loro che sono sceme e piene di idee false, che hanno assorbito dalla pubblicità.

Non manca chi mi ha accusato di spietatezza verso la povera morta. Rispondo: se qualcuno, genitori, amici, l'avesse trattata così spietatamente, magari deridendola e facendola sentire scema, oggi forse sarebbe ancora viva. Di questi tempi anche la «compassione» ha un cattivo odore.

Fra i commentatori c'è don Marco. Lo conosco, e ammetto che ne temevo il giudizio. Mi avesse accusato di spietatezza lui, allora sì che dovrei pentirmi. Invece, mi ringrazia perchè ne parlerà ai suoi ragazzi.

Conosco un poco don Marco: è un bagnino, che ogni giorno si getta fra le onde luride di una fossa, «la civiltà occidentale» a salvare delle anime perse che affogano. Siccome è un soccorritore ben addestrato, probabilmente sa che la prima carità che un soccorritore deve al bagnante che annaspa è tirargli un bel pugno in faccia. La sola differenza è che il pugno del soccorritore di bagnanti ha lo scopo di far perdere i sensi a quello che sta salvando, perchè non si dibatta; il pugno del soccorritore di anime ha lo scopo di ridare i sensi e la coscienza a chi l'ha persa.

Il femminismo - come ogni altra ideologia - non serve al soccorso in mare. Va abbandonato, è un discorso ozioso quando tante ragazze «liberate» annegano. Perciò, dirò ora alcune cose che faranno arrabbiare a morte le femministe e i femministi: preparatevi. Citerò una frase di Sophia Loren, letta da un'intervista tempo fa.

Diceva: fino ai 18 anni mi sono vista bruttissima. Una spilungona, col nasone troppo grosso, tettone troppo prominenti, culone... Ho capito di piacere solo da come gli uomini mi guardavano.

Sembra una scemenza. Provate a immaginare la Loren a 18 anni (immaginato? Adesso basta, stop); come poteva sentirsi brutta? Ma proprio in grazia del suo cervello di allora, da gallina, la Loren ha detto una verità primordiale, quasi da «archetipo-Venere» - quel tipo di verità che il femminismo, malattia senile dell'illuminismo razionalista, vuole cancellare.

Ha detto che la donna viene, letteralmente, «formata» dallo sguardo dei maschi. Che una femmina umana adolescente non esiste per sè, non ha individualità, ma che esiste quando viene plasmata da maschi umani. E' la subordinazione archetipica, primordiale, che resiste ad ogni chiacchiera sulla «uguaglianza dei sessi», sulla «liberazione femminile», sul «corpo è mio e ne dispongo io».

La verità è che, delle ragazze «liberate», dei loro «corpi», dispongono gli altri. I maschi. E la loro tragedia è che incontrano oggi troppi maschi, che non sono uomini. Come può distinguere i maschi dagli uomini, una ragazza? Non è facilissimo (2).

Ma almeno questo si può dire: attente ragazze. I maschi, sono quelli che vogliono da voi quella cosa - diciamolo crudamente - che avete fra le gambe. «Solo» quella cosa, non voi come persona. Il guaio è che quella cosa ce l'hanno tutte. Ciò significa che, per i maschi non-uomini, siete intercambiabili. Una di voi vale l'altra. E c'è un'età in cui tutti i maschi non sono ancora uomini, in cui il testosterore urge e la responsabilità manca. Attente a chi vi sottomettete - visto che il vostro destino, femministe a parte, è la sottomissione. Che sia almeno un uomo.

Ma come si fa ad attrarre un uomo, se ci si propone con «codici» e «segnali» come tatuaggini, collanine alla caviglia, piercing in quei posti lì? Per il solo fatto che «tutte» le ragazze che vanno a Lloret del Mar hanno gli stessi tatuaggini e le stesse collanine, vi presentate come «intercambiabili». Dei numeri, degli esponenti di una specie zoologica, la Femmina in cerca di Copulatore. Perciò attraete dei maschi sub-umani.

Credete forse che i salmoni si scelgano la femmina? Le femmine di salmone sono tutte uguali, intercambiabili, e tutte egualmente attraenti quando raggiungono la maturità sessuale; posssedere una o l'altra è indifferente, per il salmone maschio che ha fatto un viaggio spaventoso, da turista no-Alpitour, risalendo mari e cascate, solo per... scopare.

So che invece volete essere riconosciute come «uniche». E' il vostro diritto più profondo: essere amate per voi stesse, come donne e non solo femmine. Amate da un uomo unico - quello che è destinato per voi - il quale, se non avrà voi, è pronto a ritirarsi in convento o finire nella Legione Straniera.

Ai tempi in cui era adolescente Sophia Loren, queste cose le ragazze, più o meno, le intuivano. O meglio, lo intuiva la Afrodite che era sbocciata in loro; lo intuivano dagli occhi che gli uomini e i maschi in genere le incollavano addosso: un invito ad «essere», e insieme un'insidia, un alito rovente.

Ma questo, era prima della pubblicità televisiva ripugnante e totale. Oggi, ho l'impressione che le ragazze si facciano plasmare non più dagli sguardi degli uomini, ma dalla pubblicità losca. Forse è qui il guaio.

La pubblicità, questa predicatrice della «libertà sesuale» a scopo commerciale, mette in scherzo una cosa terribile e sacra - e il sacro è sempre vicino alla tragedia. A Perugia, a Lambrate e a Lloret del Mar sono morte ragazze che s'erano lasciate convincere che il sesso è un gioco come tanti, come una partita di calcetto. Ma il sesso non è mai un gioco. O se lo è, è un gioco mortale. E' il gioco della danza col toro, il grande toro nero che soffia dalle narici fumanti, l'archetipo non-addomesticabile in eterno.

E' un gioco come lo è la corrida in Spagna (3), ultima propaggine di più antichi rituali che si perdono nella notte dei tempi; quel gioco che giocarono i danzatori e le danzatrici sui tori nella civiltà minoico-cretese, il gioco del dio Mitra che cavalca sul toro e gli piega la potente cervice.

Non capire la profondità terribile del gioco che sono indotti a giocare dalla pubblicità, è quella che condanna i giovani a questa sorta di «autismo» di cui danno prova ogni giorno, quando finiscono in cronaca nera.

L'autismo è un grave disturbo mentale, tipico degli schizofrenici. Essenzialmente, gli autistici non sanno capire cosa provano le altre persone. La mimica, il linguaggio del corpo, le smorfie o i sorrisi della faccia degli altri, a loro non dicono nulla. Per questo gli autistici sono capaci di crudeltà incredibili, o passano per insensibili indifferenti. Non è vero, sono solo malati.

La maleducazione - oggi instillata da enti diseducatori, ideologici e pubblicitari - all'egoismo e all'edonismo, alla «spontaneità» come obbedienza agli impulsi, ha reso tanti nostri giovani dei malati di questo tipo.

In grado diverso, sono - siamo (4) - autistici, nel mondo d'oggi. Ermeticamente chiusi agli altri, al loro vero sè, al loro soffrire o sorridere. E perciò sempre alla ricerca di «emozioni», sempre «forti»: è un tentativo disperato, patologico, di forare la coltre di indifferenza che gli ha sepolto l'anima - l'anima di un autistico che non capisce gli altri dalla faccia, ma solo dai loro codici d'abbigliamento e tatuaggini.

Non funziona mai, questo tipo di indifferenza è imperforabile, perchè viene «da dentro»: dal buco vuoto che è aperto là dove dovrebbe esserci «l'io», e non c'è nulla. Viene da una carenza dell'anima.

Occorrono dunque dosi più «forti»; fino alla la perdita del controllo, che è addirittura ricercata spasmodicamente. Così può finire che uno ammazzi la femmina con cui si stava «divertendo». E le ragazze, che accettino la dose di droga necessaria, l'abbrutimento della mente che serve per far tacere il disgusto, lo squallore di sè che - quando si danno a Lloret del Mar - non possono fare a meno di sentire.



1) Non si ha diritto di interloquire se non si capisce la differenza tra la padovanella in vacanza e Santa Maria Goretti. Non è ammesso, in questo sito, parlare a vànvera, tanto per dar fiato alla bocca. L'omicida di Maria Goretti si fece l'ergastolo, poi, finchè visse, portò fiori alla sua vittima e la pregò, sapendosi perdonato. Basta questo per gridare al miracolo.
2) Può essere un indizio sentire, in un luogo di vacanza, un ragazzo che dice: no, stasera non vengo in discoteca perchè domattina faccio un'immersione, o devo lanciarmi col parapendio, o perchè mi interessano le pitture rupestri, o - persino - perchè il rumore mi rincoglionisce e tutto quell'alcol mi fa bruciare lo stomaco. Nei panni di una ragazza in fiore, mi farei incuriosire da un tipo così. Magari, vuoi vedere, ha un «io».
3) Ora attendo rassegnato qualche dozzina di rimproveri animalisti: ma la corrida va abolita! E' uno scandalo! Povera bestia! Lo dico subito: io sono a favore della corrida. Voglio che sia salvata come Venezia, come l'ultima tribù amazzonica, come un quadro di Leonardo, il segno di un passato pre-illuminista. Come un patrimonio dell'umanità in via di sparizione (con l'umanità). Perchè lo è: è un reperto archeologico dei tempi in cui l'Uomo combatteva col Maschio, anzichè servirlo. A salvare la corrida basterebbe il nome dell'abito che indossa la espada (o come diciamo noi, il torero): «Traje de Luz», abito di luce. «Vestite le armi della luce», gridava San Paolo, insomma, «tutti toreri!». Non a caso Paolo viene raffigurato con la spada in mano. La prima, temibile espada cristiana.
4) Non dico infatti queste cose ai giovani dall'alto di non so quale superiorità. Le dico, diciamo, dal basso: delle esperienze vissute, degli sbagli accumulati. In modo da risparmiare a voi di ripeterli tutti; se non altro, per farvi risparmiare tempo e lunghi giri viziosi in sentieri smarriti.


Maurizio Blondet, 13 Luglio 2008

martedì 26 luglio 2011

Arcimboldo - Alessandria

L'arcimboldo
Via Legnano, 2
15121 Alessandria
0131 52022

Piatti piemontesi con qualche alzata di ingegno a prezzi stratosferici: la solita battuta al coltello, tagliolini ai funghi e castelmagno in una porzione pari a una formina da spiaggia.
Voto: 5

lunedì 25 luglio 2011

Terremoto in Piemonte 25 luglio 2011

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 4.2 è stata avvertita poco dopo le 14.30 in Piemonte e a Torino. Il sisma è stato distintamente avvertito in tutta la regione e anche in Valle d'Aosta. L'epicentro sarebbe stato registrato nell'area di Villar Perosa, a pochi chilometri da Torino. L'Istituto Nazionale di Geofisica ha confermato l'evento sismico, parlando di un terremoto "di notevole intensità".

Il Piemonte è una zona a bassa pericolosità sismica, ma è molto probabile che alla scossa avvertita nella zone di Bra alle 14.39 seguiranno nelle prossime ore altre scosse di intensita' pari o minore. Lo ha affermato il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) Enzo Boschi, il quale ha anche esortato ad evitare la psicosi.

Ristoranti sushi a Torino: Sushi Sound

Sushi sound
Via Volta 8
+39 (0) 11 0718071
Torino

Entrare e vedere al bancone del sushi un italiano è come entrare in una pizzeria e vedere un giapponese che fa le margherite.
Il padrone del locale sembra un caratterista dei film del Monnezza.
Il sushi ha la consistenza del topless di una signora di mezza età.
Impressionante che ci siano ancora dei tipi e relative fidanzate che x darsi un tono vanno a mangiare sushi, a smontarli ci pensa il cameriere con le scarpe da ginnastica.
Buoni i cocktail.
Voto 5

domenica 24 luglio 2011

Noi che stiamo in comodi deserti
di appartamenti e di tranquillità
lontani dagli altri,
perché i dandy siamo noi.

sabato 23 luglio 2011

Vineria Tastevin Asti

Tastevin
Via Carlo Vassallo, 2
14100 Asti
0141 320017

La miglior vineria di Asti? Sicuramente sì.
Mangiare ottimo, dall'antipasto al dolce, anche tanta varietà.
Due difetti: calici e porzioni mignon, attesa tra un piatto e l'altro.
Voto: 7,5

venerdì 22 luglio 2011

HOLY OTHER - YR LOVE

giovedì 21 luglio 2011

uno star-trek dell'esistenzialismo

mercoledì 20 luglio 2011

se la coca-cola invece che gli americani l'avessero inventata gli inglesi, si berrebbe davanti al fuoco seduti su una poltrona in pelle.
se l'avessero inventata i francesi, useremmo lo champagne per sciacquarci i denti.

martedì 19 luglio 2011

Formigoni: è il momento del sacrificio, mi alzo io a preparare il Mojito



Roberto Formigoni, è il momento del sacrificio, mi alzo io a preparare il mojito - published courtesy of Strenna

published courtesy of Strenna

lunedì 18 luglio 2011

un uomo avanza reggendo il cartone di una pizza di asporto, come se passasse tra le macerie nella caporetto della sua dignità

domenica 17 luglio 2011

La vita è qualcosa di assolutamente indisponibile all'azione umana.
Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e generale di corpo d'armata.

sabato 16 luglio 2011

Donna Maria - Musica para ser Humano

venerdì 15 luglio 2011

Amor Electro - A maquina

giovedì 14 luglio 2011

poesia: canzoni senza musica

mercoledì 13 luglio 2011

etica del pregiudizio vol. 2

Il pregiudizio di sinistra nega l’evidenza (povero = buono)
Il pregiudizio di destra semplicemente la estremizza (povero = cattivo)
Ma soprattutto, il pregiudizio ama le minoranze ma poi ne disprezza i singoli, al contrario il pregiudizio di destra disprezza le minoranze ma poi valorizza i singoli

martedì 12 luglio 2011

ah, l'amour

In autunno Bach si fece concedere un permesso di quattro settimane (diventate poi quattro mesi) e si recò a piedi a Lubecca, distante 400 chilometri, per conoscere personalmente Dietrich Buxtehude. Bach si rese subito conto che le sfarzose rappresentazioni musicali di Buxtehude, di cui si parlava in tutta la Germania, dal vivo superavano di gran lunga l'immaginazione: per il Castrum Doloris in morte di Leopoldo I ed il Templum Honoris in onore del nuovo sovrano, Giuseppe I, Buxtehude utilizzò quaranta musicisti, disposti su quattro pedane, a formare un'orchestra di qualità eccezionale.
A quell'epoca l'anziano Buxtehude meditava di ritirarsi e da due anni stava cercando un suo successore alla carica di organista della Marienkirche. Buxtehude, però, aveva posto come clausola che chi avesse voluto essere suo successore avrebbe dovuto sposare Anna Margaretha, sua figlia poco avvenente. Georg Friedrich Händel e Johann Mattheson, che si erano recati a Lubecca nel 1703, avevano ricevuto la stessa offerta, ma, dopo aver visto la figlia di Buxtehude, avevano rifiutato ed erano ripartiti il giorno successivo. Anche Bach rifiutò.

lunedì 11 luglio 2011

quando si prenota il tavolo in discoteca, invece che lasciare il cognome conviene dire il nome di battesimo + "del gf14" o altro numero a caso

domenica 10 luglio 2011

basta prendere talmente tante distanze da tutto da diventare un emarginato quasi quanto Dio

sabato 9 luglio 2011

Beppe Grillo

Beppe Grillo: fascista di sinistra, ha sempre avuto problemi con la retromarcia

venerdì 8 luglio 2011

Imbarazzo per interposta persona

Imbarazzo per interposta persona

giovedì 7 luglio 2011

Fuori onda: Brunetta parla, Tremonti lo demolisce ''E' un cretino''

mercoledì 6 luglio 2011

la solitudine dei negri primi

a volte frequento una biblioteca, che ultimamente non frequento perchè ci sono i maleducati, ma ora molti sono andati in vacanza. oggi ci sono tornato, e avevo vicino un negro stravagante che me ne ha ricordato un altro che incontravo quest'inverno.

quel negro sorrideva sempre, o sembrava sorridesse magari era una smorfia che faceva. camminava sempre piano. un giorno arrivò con una bottiglietta di plastica della cocacola e un bicchiere (chi mai prende il bicchiere per bere dalla bottiglietta di plastica? figuriamoci un negro), si sedette davanti a me e aprì la bottiglietta. forse l'aveva agitata prima, tanto che nell'aprirla uscì della schiuma e sporcò il tavolo. ecco porco dio, penso io, adesso mi macchia i quaderni oppure va via lasciando tutto sporco. e infatti è tranquillo, si versa la coca nel bicchiere e la sorseggia piano come a degustarla, è così tranquillo che non riesco a smettere di sbirciare, perchè mi incuriosisce. chissà poi perchè cazzo è venuto a bere qui non poteva stare da un'altra parte che magari era anche più comodo? forse fuori aveva freddo. poi a un certo punto si alza e torna con della carta igienica, l'avevo malgiudicato. pulisce la macchia, poi ripiega la carta, pulisce di nuovo, ripiega, pulisce. è tanto meticoloso che mi ipnotizza.
poi inizia a guardare gli scaffali. siamo alla biblioteca internazionale, e i libri sono tutti in straniero. ritorna con un romanzo di montalbano, in inglese o francese. va che bravo: sto cambiando opinione su di lui, forse vuole farsi una cultura o imparare una lingua, chissà. intanto osserva il libro, con calma, la copertina, la quarta di copertina, lo sfoglia un po'. poi si alza e ne prende un altro, e poi un altro, però non li legge, li guarda solo. e sorride

tempo dopo lo ribecco in biblioteca, lui è lì già da prima del mio arrivo. anzi, è già tardi perchè prima ero a studiare in un'altra biblioteca che chiude alle sette. non ha la cocacola però ha una piccola scorta di pocket coffee - negro goloso - ed anche una certa riserva di libri. come al solito non legge niente, li sfoglia, dà loro un'occhiata, poi magari ne sceglie altri. ogni tanto va a farsi una passeggiata, sorride. poi la biblioteca chiude e lui andandosene dice compiaciuto: "arrivederci a tutti", come fossimo una squadra e avessimo lavorato insieme tutto il pomeriggio. con quel saluto si sta congratulando con gli altri ma anche con sè stesso.

oggi per un po' ho sospettato che fosse lo stesso negro, non ricordo le facce e quello si aggirava con la stessa calma. però non sorrideva, non accumulava libri, non aveva spuntini o bibite. aveva solo un quadernetto, due matite consumate a metà, una vecchia bic colore blu senza tappo e un temperino di quelli col serbatoio, che rispetto agli altri articoli di cancelleria mi sembrava quasi di lusso.
stava a capotavola - dove non si siede mai nessuno perchè si ruba lo spazio a quelli seduti sul lato lungo - seduto per traverso e scriveva con la matita sul quadernetto, fitto fitto. non ho mai visto nessuno scrivere e basta, a quel ritmo poi, se non durante i temi in classe a scuola. le varie ipotesi che formulo sono:
- sta tenendo un diario
- sta scrivendo un libro: non è che siccome è negro non può scrivere libri. sarà un intellettuale in esilio e sta scrivendo un libro di pregio. è l'ipotesi che preferisco.
- è un matematico e sta svolgendo complicatissime formule. questa invece non mi convince, mai sentito parlare di negri matematici.
poi mi dico così per ridere: stai a vedere che sta scrivendo tutti i numeri.

dopo un po' si libera il posto in parte a me e lui si mette lì, forse per stare più comodo. purtroppo continua a restare di traverso, e mi ostruisce la visuale. solo ogni tanto riesco a sbirciare: sta davvero scrivendo numeri. pagine e pagine di numeri di tre cifre, solo una manciata all'inizio è composta da due cifre e in un'occhiata che dura un secondo mi sembra di capire che sono tutti multipli di tre. però forse non tutti. e mi sembra di capire che non sono nemmeno in ordine rigorosamente crescente. pur non capendoci un cazzo mi sento abbastanza sicuro nell'escludere che si tratti di operazioni matematiche, non ci sono segni od operatori, solo numeri in fila più o meno ordinata. per un attimo penso a quelle cose dei numeri primi, però numeri primi non sono, e sono anche numeri vicini tra di loro. vorrei saperne di più ma quel negro maledetto continua a muoversi e non riesco a vedere niente.
a un certo punto riceve una telefonata, e risponde senza uscire. in altre situazioni mi sarei molto infastidito, ma ben venga la telefonata, perchè riesco a sentire anche l'interlocutore che può darmi indizi sull'identità del misterioso negro. all'altro capo della conversazione c'è una giovane donna dall'accento parmigiano, gli ricorda che il giorno dopo deve essere presente da qualche parte, forse un appuntamento, poi lei lo risentirà per sapere come è andata.
io concludo che è una specie di assistente sociale, che lui è proprio uno svitato, e che domani deve andare da qualche dottore della testa. poi torno a studiare, e penso che da domani tornerò nell'altra biblioteca, in cui non ci sono fittissimi misteri di negri da dipanare.

pacciani

martedì 5 luglio 2011

Sasà Mykonos 2011

Non è estate se non c'è il topic annuale su Sasà il sindaco di Mykonos
Sà sà sà sà sà sà sà sà sà sà



Non c'è provincia, non c'è regione, siete tutti sotto il cazzo del re leone
Si scrive Sasà, si legge felicità
Ricordatevi: al Tropicana non ci sono regole
Un saluto alle donne col clitoride sporgente
Come si dice mi stai sui coglioni in Americano?
Io odio i francesi e i tedeschi
Il mio angolo di cielo è un triangolo di pelo



la Montecarlo italiana, la città di Potenza
Le ragazze bolognesi sono brave a fare 2 cose: i tortellini e i pompini: I tortellini a Natale, i pompini tutto l'anno
Italiani su le mani
Un saluto alle ragazze di Parma, a me il Parmacotto, a voi sto GranBiscotto
La mamma di Zidane è una puttana
Italiani ma quanto belli siete?
Io sono orgoglioso di essere italiano
Un saluto al mio amico Paolo Di Canio
Romanisti siete gemellati col Napoli
Non c'è sesso senza Sasà



Da quando ci sono io a Mykonos non ci sono più finocchi
Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per vedere scopare Sasà
Non è un brasiliano però che cazzo c'ha? Il fenomeno lascialo la, qui c'è Sasà
Un saluto alla città più brutta d'Italia: Livorno
Prodi zingaro, Prodi Zingaro (sulle note di "non mollare mai")
Le ragazze con le mestruazioni diano il culo o fuori dai coglioni
Il Cavo Paradiso: il club n° 1 al mondo
Hei puttanella è inutile che te la tiri, tanto quando vai in bagno caghi come me
Open your mind, open your pussy



Una volta Mykonos era l'isola dei gay, oggi è l'isola delle fighe
Il cazzo di Sasà si alza dalle 21 in poi
Io amo l'Italia
Un saluto ai tifosi della prima squadra di Roma: la S.S. Lazio
Io odio quelle puttanelle che se la tirano, andate al Pineta a Milano Marittima
Chi non alza le mani non scopa fino alla fine della vacanza
Di 28 ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno
5 chili di formaggio, una pecora in omaggio
Viviamo in un mondo a stelle e strisce, a voi le stelle a me... le strisce
Non sono bello come Brad Pitt, non sono affascinante come Raul Bova... ma lecco la figa come Rin Tin Tin!
Salutiamo tutti quelli che si ubriacano dalla mattina alla sera.
where is people from australia?

Ed infine se qualcuno non lo avesse ancora capito lo ripeto per l'ennesima volta:

I SAY TROPI, YOU SAY CANA, EVERYBODY TROPICANA!!!

domenica 3 luglio 2011

Ogni generazione ride delle vecchie mode, ma segue religiosamente le nuove.

Henry Thoreau

venerdì 1 luglio 2011

liars have become gods